venerdì 16 settembre 2011

Tra meraviglia e disillusione


MARIO BENEDETTI

CREPE

La verità
è che le crepe
non mancano

così passando
ricordo quelle che
separano i mancini e i destrorsi
i pechinesi e i moscoviti
i presbiti e i miopi
i gendarmi e le prostitute
gli ottimisti e gli astemi
i sacerdoti e i doganieri
gli esorcisti e le checche
i facili e gli incorruttibili
i figliol prodighi e gli investigatori
borges e sabato
le maiuscole e le minuscole
gli artificieri e i pompieri
le donne e le femministe
gli acquariani e i taurini
i profilattici e i rivoluzionari
le vergini e gli impotenti
gli agnostici e i chierichetti
gli immortali e i suicidi
i francesi e i non-francesi
il breve o il lunghissimo periodo
tutte però sono sanabili
c’è una sola crepa decisamente profonda
ed è quella che sta a metà tra
la meraviglia dell’uomo e i disillusionatori
è ancora possibile saltare
da un bordo all’altro
ma attenzione qui ci siamo tutti
voi e noi
per affondarla
signore e signori
a scegliere a scegliere
da che parte poggiate il piede.

.

Sì, le crepe non mancano nel mondo d’oggi: l’elenco di Mario Benedetti, poeta uruguaiano che sempre più spesso approda su questo blog, potrebbe continuare fino alla noia. Qualche altro esempio? Possiamo attingere dall’attualità, dal muro contro muro tra berlusconiani e antiberlusconiani o dalla querelle sportivo-giudiziaria tra juventini e interisti. E ancora, atei e cattolici, ebrei e musulmani, uomini e donne, globalizzatori e localisti, ieri e domani, vegetariani e carnivori, vino bianco e vino rosso… Sono crepe che in modo più facile o più difficile si possono comunque sanare. L’unica frattura che non si può ricomporre è quella tra chi prova meraviglia e chi invece vive senza illusioni: spetta a noi scegliere dove ci vogliamo porre. Quanto a me, non ho dubbi, scelgo la meraviglia, scelgo la poesia.

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FOTOGRAFIA © ENRIQUE VIDAL

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LA FRASE DEL GIORNO
Tutta l'arte mira alla «meraviglia»: meglio, a «insegnare la meraviglia». Stupendosi del «come» e non del «che» ci si potrà stupire poi, sempre che si voglia.
CESARE PAVESE, Il mestiere di vivere, 11 maggio 1938




Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia, noto come Mario Benedetti (Paso de los Toros, 14 settembre 1920 – Montevideo, 17 maggio 2009), poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano. Figlio di immigrati italiani, fece parte della Generazione del’45. Nel 1973 fu costretto all’esilio dal golpe militare. Rientrò nel 1983.


2 commenti:

Vania ha detto...

....superlativa.:)
ciaooo Vania

Tra cenere e terra ha detto...

La frase di Pavese, che conoscevo bene, è il senso del mio scrivere tra le mura del blog. Bello, ovviamente, anche tutto il resto. Addirittura superbo Benedetti.