martedì 22 febbraio 2011

Sul filo degli anni

 

DIEGO VALERI

SI CAMMINA SUL FILO DEGLI ANNI

Si cammina sul filo degli anni
da esperti funamboli.
È un difficile andare ma si va.
E intanto il mondo, attorno,
muta faccia e colore. Senza posa
ogni creata cosa
in poco d'ora ci diventa strana.
E con le cose ci mutiamo noi,
d'oggi in domani.
Solo sta fermo nel fondo di noi
quel nostro tempo primo,
l'infanzia, all'ombra della madre, sotto
il crocifisso piccolo di avorio.

(da Calle del vento, Mondadori, 1975)

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“La parola è portata ad un limite di affinamento quasi «metafisico», pur conservandosi priva di ogni pretesa, confidenziale e familiare come in passato. La «poesia in sé», e «la vita in sé» forse non esistono, ma forse sono dovunque, e Valeri punta su una loro stabilità modicamente consolatoria, individuabile proprio nel persistere di ciò che dovrebbe negare ogni persistenza: quel vento che emana da se stesso e si confonde all’inafferrabile pulviscolo di luci e colori, pause e riprese, apparizioni e scomparse, in una zona di nessuno (o di «nulla»)”: così il poeta Andrea Zanzotto recensiva sul Corriere della Sera del 25 maggio 1976 l’ultima opera pubblicata da Diego Valeri, Calle del vento.

L’anziano Valeri, già oltre gli ottant’anni, stringe un’alleanza con la vita proprio sul punto di lasciarla – morirà infatti nel 1976 – e rinuncia a tutto per immergersi “nel nulla che sta dietro la superficie splendente delle cose, proiettandosi come un incidente e come un segno non privilegiato in quell’immagine che la dolce parvenza del mondo riflette, come una fata morgana, ai nostri occhi”, come rileva Luigi Baldacci sul retro di copertina di Calle del vento. La forza consolatoria del ricordo, l’età dell’oro dell’infanzia, affiorano nell’aroma di quel vento che soffia nelle calli veneziane.

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August Macke, “Funambolo 1914”

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LA FRASE DEL GIORNO 
L’istante che non sta, / che, mentre è, già non è più: / l’innumerevole istante.
DIEGO VALERI, Calle del vento




Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.


2 commenti:

Vania ha detto...

...sperando di mutare sempre in meglio.:)
ciao Vania

DR ha detto...

l'esperienza deve pur servire a qualcosa :-)