martedì 25 gennaio 2011

Una fiamma d’aperto cielo


GIORGIO VIGOLO

SALMO

O miei piovosi inverni,
umidità delle mie strade antiche,
e voi, chiese grondanti,
cimiteri dentro le nuvole, -
solo a sera una fiamma
d’aperto cielo accende
il sanguigno mattone dei ruderi,
solitario sui prati spenti.

Mia vita, anche tu attendi
sui tuoi colori muti
il salmo dell’ora serale.

(da Conclave dei sogni, 1935)

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Giacomo Debenedetti parlava a proposito di Giorgio Vigolo di “un’ansia profonda di ritrovare quell’armonia increata, preesistente al tempo, a cui le parvenze effimere del mondo paiono segretamente alludere, mentre nel loro aspetto e nella loro vicenda la degradano e tradiscono. Ansia che potrebbe essere filosofica o comunque di natura conoscitiva”.  Quell’ansia mi pare pienamente trasparire in queste strade di Roma, tra i grandi monumenti, tra gli antichi vicoli – Roma è protagonista assoluta della poetica di Vigolo con i suoi scorci, con la sua anima barocca, quella delle chiese evocate in questi versi. La luce del tramonto piomba sulla città come una rivelazione, Vigolo diventa allora il mistico del crepuscolo, fermo a contemplarne la grazia.

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Fotografia © Artemis

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LA FRASE DEL GIORNO
Un aureo giorno / so che lassù risplende: / ma sto pago in quest’ombra.
GIORGIO VIGOLO, Conclave dei sogni




Giorgio Vigolo (Roma, 3 dicembre 1894 – 9 gennaio 1983), poeta e scrittore italiano, esponente della “Scuola Romana”. Le sue poesie hanno un gusto barocco e classicheggiante del paesaggio, soprattutto di quello romano. Profondo conoscitore del Belli, tradusse Maestro Pulce di Hoffmann e le poesie di Hölderlin.

2 commenti:

Vania ha detto...

...credo di aver compreso la Poesia...ma cosa s'intende per Salmo...uno scritto..una preghiera?



...ho visto i Calligrammi...belle alcune immagini...affascinanti.:)
ciaoo Vania

DR ha detto...

il salmo è la preghiera che si recita(va) la sera. Vigolo lo associa per analogia al tramonto, che diventa così una specie di preghiera