sabato 11 settembre 2010

L’agave


Qualche giorno fa ho letto una strana notizia su un giornale locale, strana perché in effetti non è una notizia: a Santa Maria Hoè, in provincia di Lecco, è fiorita un’agave, salvata da una discarica trent’anni fa e piantata in un giardino. Lentamente le foglie hanno cominciato a seccare e contemporaneamente è uscito dal fusto un fiore alto sette-otto metri, spettacolare e bellissimo, l’ultimo sforzo della pianta.

Quattro poesie sull’agave, questa pianta delle Agavacee che dai climi aridi del Messico e dell’America Centrale si è diffusa anche da noi con le sue foglie carnose ricoperte di aculei. Che cos’ha di tanto particolare da attirare i poeti? Innanzitutto la bellezza elegante della sua strana forma, che a Garcia Lorca ricorda un polipo e a Cattafi una strana bestia; poi la sua resistenza, la capacità di adattarsi a vivere dove trova un habitat appena favorevole (ce n’era una anni fa che spuntava dalle antiche mura di Bergamo, ma molti giardini sfoggiano in un angolo i suoi rami verde pallido), ma soprattutto il fatto che fiorisce una sola volta nella sua vita, in un periodo che va dai dieci ai quarant’anni, e subito dopo muore… Come potevano i poeti ignorare una cosa del genere?

Vorrei aggiungere anche un lieto fine a questa storia, altrimenti straziante: nel corso degli anni dall’agave escono polloni che si possono trapiantare per ottenere nuove piante. A Santa Maria Hoè ne hanno parecchie, attendono che fioriscano…

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FEDERICO GARCIA LORCA

AGAVE

Polipo pietrificato.

Metti cinghie di cenere
al ventre dei monti
e denti formidabili
alle gole dei monti.

Polipo pietrificato.

(da Poema del cante jondo, 1921)

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PRIMO LEVI

AGAVE

Non sono utile né bella,
non ho colori lieti né profumi;
le mie radici rodono il cemento,
e le mie foglie, marginate di spine,
mi fanno guardia, acute come spade.
Sono muta. Parlo solo il mio linguaggio di pianta,
difficile a capire per te uomo.
È un linguaggio desueto,
esotico, poiché vengo di lontano,
da un paese crudele
pieno di vento, veleni e vulcani.
Ho aspettato molti anni prima di esprimere
Questo mio fiore altissimo e disperato,
brutto, legnoso, rigido, ma teso al cielo.
E’ il nostro modo di gridare che
Morrò domani. Mi hai capito adesso?

10 settembre 1983

(da Ad ora incerta, Garzanti, 1984)

 

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EUGENIO MONTALE

L’AGAVE SULLO SCOGLIO

O rabido ventare di scirocco
che l'arsiccio terreno gialloverde
bruci;
e su nel cielo pieno
di smorte luci
trapassa qualche biocco
di nuvola, e si perde.
Ore perplesse, brividi
d'una vita che fugge
come acqua tra le dita;
inafferrati eventi,
luci-ombre, commovimenti
delle cose malferme della terra;
oh alide ali dell'aria
ora son io
l'agave che s'abbarbica al crepaccio
dello scoglio
e sfugge al mare da le braccia d'alghe
che spalanca ampie gole e abbranca rocce;
e nel fermento
d'ogni essenza, coi miei racchiusi bocci
che non sanno più esplodere oggi sento
la mia immobilità come un tormento.

(da Ossi di seppia, Carabba, 1925)

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BARTOLO CATTAFI

L’AGAVE

Abbandona la sabbia siciliana, la musica e il miele
degli Arabi e dei Greci,
rompi i dolci legami, questo torpido
latte delle radiche,
discendi in mare regina sonnolenta
verde bestia con braccia di dolore
come chi è pronto al varco; nelle grandi
città, nelle nevi, nel bosco, nel deserto
carovane camminano in eterno;
viaggia assieme all’anima
fredda dei gabbiani
assieme al cuore fecondo al pesce pregno
che arricchisce la rete più lontana
alla mano lentissima di Dio
venuta in volo da un nido di nebbia.

(da Poesie scelte, Mondadori, 1978)

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LA FRASE DEL GIORNO
Non puoi cogliere un fiore / senza disturbare una stella.
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FRANCIS THOMPSON, The Mistress of Vision




Federico García Lorca (Fuente Vaqueros, 5 giugno 1898 – Víznar, 19 agosto 1936), poeta e drammaturgo spagnolo). Voce tra le più originali del Novecento spagnolo, amico di Salvador Dalí e Luis Buñuel, partecipò ai vari tentativi modernisti, specialmente impressionisti. Morì durante i primi giorni della guerra civile, fucilato dai franchisti.


Primo Michele Levi (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987), scrittore, partigiano e chimico italiano, autore di racconti, memorie, poesie e romanzi. Arrestato dalla milizia fascista il 13 dicembre 1943, fu rinchiuso nel campo di Fossoli e poi ad Auschwitz. Raccontò la terribile esperienza in Se questo è un uomoLa tregua e I sommersi e i salvati.


Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.

Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979),  poeta italiano. La sua poesia spazia sui dilemmi esistenziali con sensibilità di diarista, spesso con uno sguardo metafisico dove sono protagonisti il vuoto e la solitudine. Nei suoi versi il tema del viaggio è una costante metafora del vivere.


5 commenti:

CT ha detto...

qui è considerata anche portafortuna, non c'è balcone che non ne abbia una, anche piccola, io ne ho due, ma non per il significato ricordato, ma perchè mi affascina.
Sembra sempre uguale il suo crescere è imercettibile, eppure vive, e muore dando la vita....

DR ha detto...

credo che proprio questo sia il suo fascino, questo dono estremo... da noi è rara, ma come dimostra il caso di Santa Maria Hoè, cresce comunque bene e rigogliosa.

Adriano Maini ha detto...

E' un post così bello che l'ho "girato" su Twitter!

DR ha detto...

grazie...

AlmaCattleya ha detto...

Il suo ultimo atto, il suo ultimo canto, un fiore che rappresenta per la pianta tutta la vita stessa concentrata in un attimo.