giovedì 28 gennaio 2010

Poesie nella nebbia

La nebbia è un elemento ben conosciuto alle genti del nord: un velo che scende improvviso e cela tutto quanto, annulla il paesaggio rendendolo simile a un’informe bolgia dell’Inferno dantesco. Un disastro per chi circola in auto e si trova all’improvviso accecato in questo “buio chiarore”. Eppure la nebbia ha una sua poesia: scende come una metafora del nostro passato e del nostro futuro, il primo avvolto dal tempo a cancellare i ricordi, il secondo informe e indefinito allo stesso modo. “Ricordi il gioco dentro la nebbia / tu ti nascondi e se ti trovo ti amo là” recita una delle più note canzoni di Roberto Vecchioni, “Luci a San Siro”. Ecco un altro aspetto della nebbia: nasconde questo mondo che troppo spesso ci soffoca e al contempo ci nasconde al mondo nel suo bozzolo freddo. Poi arriva il sole ad asciugarla o sopraggiunge il vento a spazzarla via, e tutto ritorna com’era…

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CORRADO GOVONI

EFFETTO DI NEBBIA


Nella nebbia luminosa del mattino
la casa dolcemente indietreggia e s'appanna;
si piegan sullo stelo, nel giardino,
dolci fiori di spuma e di manna.


(da Il quaderno dei sogni e delle stelle, 1924)

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imageFotografia © Daniele Riva
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GIUSEPPE ROSATO

ANCORA IL TRENO


Ancora il treno punta alle paludi
del riso, ancora romba sui passaggi,
fischia come in un sogno alla campagna.

S'avverte il trapassare dei paesaggi
da un grigio, grigio nero, luce, buio,
e la notte più densa quando il mare
s'incurva e s'allontana, quando il segno
del nostro sud si lascia dietro ad esso
e la pianura ha luci troppo rade,
troppo chiuso silenzio.
Il treno pare
caduto all'improvviso, ora la nebbia
innalza dietro a noi tacitamente
una soglia già tesa ad aspettarci.


(da Ars oratoria e altro, 1974)

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LA FRASE DEL GIORNO
La nebbia a gl’irti colli / piovigginando sale / e sotto il maestrale / urla e biancheggia il mare.
GIOSUE CARDUCCI, San Martino




Corrado Govoni (Tàmara, 29 ottobre 1884 – Lido dei Pini, 20 ottobre 1965), poeta e scrittore italiano. Dopo una prima esperienza crepuscolare aderì al futurismo, staccandosene in seguito per proseguire su una strada più personale, capace di coniugare toni crepuscolari, liberty e simbolisti.


Giuseppe Rosato (Lanciano, 14 maggio 1932) è un poeta, scrittore e critico letterario italiano. Dopo essersi laureato all'Università di Pavia, debutta come poeta con la raccolta L'acqua felice (1957). In seguito pubblicherà numerosi libri di versi, in lingua e dialetto, di narrativa, di prose, di aforismi, oltre ad operine satiriche e parodistiche.



7 commenti:

AlmaCattleya ha detto...

La nebbia qui a Ravenna, la mia città, è una realtà ed è davvero affascinante guardarla e come hai detto te annulla il paesaggio e lo rende anche sfumato senza contorni definiti.
Credo che la poesia racconti meglio la nebbia quindi non posso che ammirare silenziosamente questo post.

DR ha detto...

eh, la conosciamo bene la nebbia: infida e amica insieme... la sintetizza bene quel "grigio, grigio nero, luce, buio" della poesia di Rosato.

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

non conoscevo questo Autore - e la sua poesia è davvero stupenda (grazie Daniele: mi fai spesso scoprire e condividere "nuovi mondi" poetici)

DR ha detto...

È un abruzzese di Lanciano, nato nel 1930. Mi piace cercare la poesia che si nasconde...

DolceBuba ha detto...

Odio la nebbia fredda di questi giorni, ma ho adorato oltre ogni limite quella "coccolosa" e quasi "tiepida" di metà novembre.....

DR ha detto...

Mah, Buba, credo che sia perché ci sentiamo già proiettati verso la primavera.

artfactory ha detto...

la nebbia preme...scaccia pensieri e paure !!!