lunedì 16 novembre 2009

Due poesie di Sciascia

LEONARDO SCIASCIA

DUE CARTOLINE DAL MIO PAESE

1

Il paese del sale, il mio paese
che frana - sale e nebbia -
dall’altipiano a una valle di crete;
così povero che basta un venditore
d’abiti smessi - ridono appesi alle corde
i colori delle vesti femminili -
a far festa, o la tenda bianca
del venditore di torrone.
Il sale sulla piaga, queste pietre
bianche che s’ammucchiano
lungo i binari - il viaggiatore
alza gli occhi dal giornale, chiede
il nome del paese - e poi in lunghi convogli e
scendono alle navi di Porto Empedocle;
il sale della terra - “e se il sale
diventa insipido
come gli si renderà il sapore?”
(E se diventa morte,
pianto di donne nere nelle strade,
fame negli occhi dei bambini?).


2

Questo è il freddo che i vecchi
dicono s’infila dentro le corna del bue;
che svena il bronzo delle campane,
le fa opache nel suono come brocche di creta.
C’è la neve sui monti di Cammarata,
a salutare questa neve lontana
c’erano un tempo festose cantilene.
I bambini poveri si raccolgono silenziosi
sui gradini della scuola, aspettano
che la porta si apra: fitti e intirizziti
come passeri, addentano il pane nero,
mordono appena la sarda iridata
di sale e squame. Altri bambini
stanno un po’ in disparte, chiusi
nel bozzolo caldo delle sciarpe.

.

Tuttolibri ha pubblicato in anteprima queste due poesie, edite dall’associazione “Amici di Leonardo Sciascia” in occasione del ventennale della scomparsa dello scrittore, con otto incisioni, testi di Roberto Roversi e Angelo Scandurra. Sono versi del 1952, stampati da Sciascia in una plaquette con disegni di Emilio Greco: solo 111 copie con il titolo “La Sicilia, il suo cuore”.

E proprio la Sicilia è la vera protagonista di queste poesie: non è difficile immaginarsi quella Racalmuto tanto cara allo scrittore, che ora vi campeggia in statua in una via nell’atto di passeggiare. La curiosità sta appunto nella forma, nella rarità della forma poetica nell’opera di Sciascia, finissimo narratore: visto l’ottimo risultato, è un peccato che non si sia cimentato di più con la poesia. Questi 35 versi hanno l’afflato del Novecento, sanno davvero rendere il “cuore” dell’isola e tutti i suoi tormenti: l’attualità di quel “mio paese che frana” è crudamente imbarazzante, se dopo quasi sessant’anni la situazione non è migliorata, non è riuscita a far sembrare lontane e sbiadite queste due “cartoline”.

.

Fotografia di Davide Mauro

.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
LA FRASE DEL GIORNO
«In Sicilia le nevicate sono rare» pensò: e che forse il carattere delle civiltà era dato dalla neve o dal sole, secondo che neve o sole prevalessero. Si sentiva un po' confuso. Ma prima di arrivare a casa sapeva, lucidamente, di amare la Sicilia: e che ci sarebbe tornato.
LEONARDO SCIASCIA, Il giorno della civetta




Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989), scrittore e poeta italiano.  Spirito libero e anticonformista, lucidissimo e impietoso critico del nostro tempo, all'ansia di conoscere le contraddizioni della sua terra e dell'umanità, unì un senso di giustizia pessimistico e sempre deluso.


9 commenti:

CT ha detto...

ciao, Daniele , sono sicura che la frase di Sciascia appartiene anche a te...
molto belle anche le due poesie..
una sicula DOC.

DR ha detto...

verissimo... la Sicilia mi è rimasta nel cuore...

le due poesie sono una rarità nella sua opera narrativa, ma trovo che Sciascia fosse anche un valente poeta.

CT ha detto...

adesso avresti un motivo in più per tornare, ci potremo conoscere!!!
ciao!

DR ha detto...

esatto!

CT ha detto...

che bello!!!!!!!!!

Falilulela ha detto...

Belle e per me sconosciute queste due poesie. Capaci di evocare luoghi e antiche, ma mai superate, miserie e disparità, tanto più crudeli quando a esserne sfiorata è l'infanzia...
Complimenti per il blog che non conoscevo. Gironzolo un po' a curiosare tra i tuoi post alla ricerca di altre chicche come
questa.

DR ha detto...

Grazie, Lalla: se cerchi poesie, qui non mancano...

Elena ha detto...

"I bambini poveri si raccolgono silenziosi
sui gradini della scuola, aspettano
che la porta si apra: fitti e intirizziti
come passeri, addentano il pane nero,
mordono appena la sarda iridata
di sale e squame."
Meraviglioso, è l'immagine che più mi ha colpito delle belle parole che ho letto. Pur troppo non ho mai visitato la Sicilia ma tramite i libri, le poesie e i racconti, è come se l'avessi vissuta dall'interno. Dalla vera essenza di quella terra. Grazie per aver rievocato questa magia tramite Sciascia. Elena

DR ha detto...

Sciascia rende l'idea dall'interno. Il visitatore che arriva in Sicilia trova proprio quelle atmosfere, quel sapore di terra e di gusto un po' retrò, quel calore non solo dell'aria